Giovani di pitagora intervista
Pitagora32, un progetto che innesca la speranza
Pitagora32 è un progetto che cerca di innescare la speranza in questa città e si inserisce in un progetto molto più ampio, un sogno ambizioso che abbiamo per questa città, che si chiama Oikos, un centro per l’ecologia integrale del Mediterraneo e che cerca di innescare cinque percorsi: uno sulla bellezza, e cioè coinvolgere giovani artisti da tutte le parti del Mediterraneo per dare un volto nuovo alla città, e poi l’economia e quindi fare impresa nell’ottica dell’ecologia integrale; poi abbiamo un percorso sulla nonviolenza; poi c’è un percorso sulla ricerca all’università, abbiamo coinvolto tre università: la Pontificia Università Antonianum di Roma, l’Università di Bari e l’Università di al Azhar al Cairo, un’università molto grossa, 500mila studenti, 67 facoltà che sono pronti a fare un gemellaggio con noi.
Ecco sul Mediterraneo perché il Mediterraneo è strategico, e Taranto è strategico per il Mediterraneo e qui anche il porto ha una funzione fondamentale perché il porto aiuta la città a recuperare il legame con il mare che negli anni ha perso.
E quindi ha questa funzione fondamentale di riallacciare la città con il mare, di ricucire questo legame e poi in funzione anche di una visione molto più ampia, internazionale che è quella del Mediterraneo il porto di Taranto sicuramente riveste una funzione fondamentale.
E qui anche Oikos, questo centro per l’ecologia integrale del mediterraneo vuole innescare dei processi che sono locali e internazionali allo stesso tempo, perché questa città ha bisogno di uno sguardo non solo locale, ma anche internazionale.
E infine un processo sulla comunicazione, creare un gruppo di giovani che possano raccontare la città, i territori, le imprese nell’ottica dell’ecologia integrale, che ci sembra la sfida del futuro.
Per una nuova narrazione della città
Nell’ambito del percorso che abbiamo proposto ai giovani sono nate anche per esempio il corso di video editing che è stato tenuto da ragazzi che si sono messi a disposizione di altri ragazzi, e quindi è iniziato il primo corso che è andato molto bene.
Ma cosa ne facciamo di queste competenze?
I ragazzi vogliono raccontare quella parte della città che nessun altro ci può raccontare se non loro, con i loro occhi.
Quindi stanno conoscendo le realtà del territorio che sono proprio quelle realtà che parlano di una rinascita, parlano di ecologia integrale, quindi con l’ottica di sostenibilità che riguarda proprio una generatività.
Una di queste realtà è proprio “Ammostro”, un laboratorio che noi seguiamo da tanto tempo di ragazze che hanno provato a fare impresa su questo territorio attraverso la creatività e quindi oggi stanno sperimentando qui le tecniche della serigrafia con le modalità che utilizzano queste ragazze, quindi nell’ottica anche della sostenibilità, degli inchiostri in particolare dei tessuti che utilizzano.
Stanno imparando, ma in realtà le stanno conoscendo perché torneranno da loro per fare le interviste.
Antonello Maglie, animatore Progetto Pitagora32
Stimolare la creatività dei giovani Sono uno degli animatori del progetto Pitagora32 e ho il compito di catalizzare, coinvolgere e attivare i giovani che da Pitagora32 vogliono un’occasione di protagonismo, un’occasione per – in qualche modo – far vedere alla città il proprio talento, ma anche il proprio desiderio, la propria volontà di mettersi in gioco e mettersi in mostra.
E quindi escono fuori tanti percorsi, in cui le competenze si incrociano e nascono delle occasioni appunto.
Abbiamo incontrato giovani creativi, ma anche giovani che vogliono utilizzare il digitale per parlare della città e anche utilizzare il territorio tarantino.
Taranto è una città di mare, e purtroppo il legame con il mare per i tarantini è diventato qualcosa di difficile da definire.
Non si parla più con linguaggio del mare, per cui questi ragazzi, almeno quelli che noi abbiamo conosciuto, hanno forse bisogno di raccontare il mare e di sentirselo raccontare.
Questo legame con il mare è sicuramente li riporterà a volerne sapere di più, questa esigenza è forte nei ragazzi, la ricerca delle radici è forte.
È un modo per riprendere contatto e quindi aprire la mente a nuove possibilità di fare impresa con il mare, oltre che con tutte le realtà che operano già all’interno di questo ecosistema.
*** Trascrizione generata automaticamente ***