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Sergio Prete intervista

SERGIO PRETE, Presidente Autorità di Sistema Portuale del Mar Ionio – Porto di Taranto

IL PORTO DI TARANTO: DALLA CRISI ALLA RINASCITA

IL PORTO DI TARANTO: DALLA CRISI ALLA RINASCITA

Quando sono arrivato per la prima volta, quindi nel giugno del 2011 ho dovuto subito affrontare una serie di criticità che erano all’orizzonte.

In particolare si è partiti con la crisi del Terminal contenitori, a questa situazione poi se ne sono sommate altre particolarmente rilevanti come il sequestro dello stabilimento Ilva nel luglio del 2012, che ha avuto un impatto devastante sul porto soprattutto in relazione ai traffici, che sono chiaramente crollati con la diminuzione della produzione e della movimentazione delle merci presso i pontili.

Ma poi anche la chiusura della produzione da parte della Cementir è stato un altro fattore importante che ha causato la riduzione dei traffici, quindi una situazione di criticità molto importante e che però è stata vissuta con una nuova programmazione dell’ente che ha dovuto innanzitutto ripartire da un adeguamento delle infrastrutturazioni.

L’adeguamento delle infrastrutture come reazione alla crisi.

Una volta realizzata però questa prima parte di infrastrutturazione che ancora è in corso i risultati però fortunatamente sono arrivati perché di recente, finalmente, abbiamo trovato un nuovo grande operatore per la gestione del Terminal contenitori che è la società Ylport, che fa parte di una holding turca ed è attualmente il dodicesimo operatore al mondo.

Recentemente abbiamo anche inserito il porto di Taranto negli itinerari delle navi da crociera della compagnia MSC con la sua nave ammiraglia e con il rilascio della concessione per la gestione dei servizi di accoglienza ai passeggeri nei confronti del più importante operatore indipendente al mondo, la Global Ports Holding.

Poi sono state avviate altre iniziative proprio per attuare una diversificazione dei traffici nell’ambito portuale per ridurre l’impatto del traffico industriale nel contesto generale del porto attraverso un incremento, in particolare, dei settori commerciale, logistico e turistico.

Il porto nel corso del Novecento

Fino alla fine dell’Ottocento, Taranto non aveva un porto commerciale, esistevano delle piccole infrastrutture all’interno del Mar Piccolo.

Agli inizi del Novecento si è deciso di realizzare un primo pontile , una prima banchina proprio dove ci troviamo in questo momento, sul molo san Cataldo.

La realizzazione di questa infrastruttura incrementò certamente i traffici ma che rimasero comunque molto esigui.

Improvvisamente il porto di Taranto, negli anni Settanta, balza al terzo posto in Italia per movimentazione di merce proprio grazie alla realizzazione dello stabilimento siderurgico che ha provocato quindi non solo un grande ampliamento infrastrutturale, perché nascono dei pontili e delle banchine che sono state appositamente destinate al servizio dello stabilimento siderurgico, ma al traffico generato dallo stabilimento Ilva si sono poi aggiunti quelli della raffineria dell’Eni e quelli della Cementir.

Quindi possiamo dire che fino al 2001 il porto di Taranto è stato un porto esclusivamente industriale.

Gli anni Duemila: verso una diversificazione dei traffici

Dal 2001 al 2014 abbiamo avuto anche una parentesi legata all’avvio dell’Hub di Transhipment cioè di trasbordo gestito dalla compagnia taiwanese Evergreen, che però è stata una parentesi importante ma che non ha mai prodotto un superamento del 15 per cento del traffico complessivo generato dal porto di Taranto, che continuava a essere un porto prevalentemente industriale.

È chiaro che la crisi del settore e il sequestro del 2012 hanno posto in risalto questa anomalia del porto di Taranto ed ecco perché noi abbiamo puntato su una diversificazione spinta, per far sì che appunto il porto di Taranto si trasformasse da porto industriale a porto polifunzionale.

La necessità di un cambio culturale.

È evidente che questa forte azione, che noi abbiamo intrapreso di concerto con l’amministrazione comunale di diversificazione delle attività portuali, doveva fondare soprattutto su un cambio culturale e informativo, e un primo passo è l’arretramento del varco est e quindi la restituzione al pubblico uso di una parte del molo san cataldo ma poi c’è un progetto importante di riqualificazione urbana delle aree di cerniera tra il porto della città per far sì che esse possano essere riqualificate e utilizzate anche ai fini culturali, di intrattenimento e rendendo attrattiva anche questa parte della città che oggi viene un po’ dimenticata non solo dai turisti ma anche dagli stessi cittadini di Taranto.

L’intermodalità perfetta

È stata messa in evidenza la strategicità del porto di Taranto che probabilmente in passato era stata anche un po’ trascurata proprio per la sua vocazione industriale, ma la strategicità del porto di Taranto è anche e soprattutto sulle rotte commerciali.

In quanto è uno dei primi porti che si incontra dopo aver attraversato il Canale di Suez e la rotta Asia-Europa è la rotta che negli ultimi anni sta maggiormente crescendo rispetto alle altre principali rotte internazionali marittime.

E anche la possibilità di offrire l’intermodalità attraverso la presenza di collegamenti ferroviari, che sono in corso di potenziamento, e l’esistenza di collegamenti viari, nonché anche la presenza di un aeroporto come quello di Grottaglie a soli 20 chilometri rappresentano una eccezione nel panorama internazionale potendo contare sulla cosiddetta intermodalità perfetta, quindi acqua, ferro, gomma e aria.

Il porto 6.0

Nella recente programmazione abbiamo deciso di seguire anche una teoria innovativa che parla dei porti 6.0, quindi di porti moderni che oltre a sviluppare le funzioni tradizionali seguono nuove attività e nuove funzioni, e mi riferisco in particolare alla sostenibilità ambientale e ai green ports.

L’altro aspetto è quello della innovazione.

Da tempo stiamo lavorando su un progetto legato alla creazione nel porto di Taranto di un acceleratore di startup in ambito portuale che, in qualche modo, farebbero di Taranto un’eccellenza possono anche dare un valore aggiunto al futuro del porto di Taranto, ma Taranto sarà anche il luogo dove nascerà il primo impianto offshore eolico e una società nazionale in estate partirà appunto con la realizzazione di questo parco eolico che produrrà energia elettrica proprio da alcune pale infisse nell’ambito del porto di Taranto e questa è la prima iniziativa che in qualche modo nasce proprio da Taranto.

*** Trascrizione generata automaticamente ***

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